
La storia di mia figlia nasce con lei
La storia di mia figlia, Chiara, nasce nel 2014 insieme a lei. Letteralmente.
II 29 luglio di quell’anno viene al mondo una bambina piena di capelli neri che profumava di dolci e caramelle. Dopo solo due mesi, ad ottobre, un pentolino di the mi cade nella sua navetta dove dormiva, beatamente. Io, invece, ero cosi stanca che non dormivo da giorni. Avevo due lavori, un papà che da poco a lì mi avrebbe lasciato per sempre dopo una grave malattia, un marito che faceva salti mortali per aiutarmi.
All’improvviso le urla di mia figlia
Vedo tutto nero e poi le urla disumane di mia figlia che si udivano a 500 metri di distanza da casa nostra mi svegliano dal torpore. Ero sola e non so perché non ho perso lucidità. Ho messo la bambina sotto l’acqua fredda, ho chiamato l’ambulanza, ho chiamato la polizia. Mi sono messa in contatto con il mondo, in cerca di aiuto. Chiamo e urlo a mio marito di tornare subito a casa. Lui arriva senza sapere cosa fosse successo e si trova, senza sapere perché, sua figlia completamente spellata tra le mani.
Peregriniamo con l’ambulanza per le strade di Roma. Maledette siano le macchine che non fanno passare le ambulanze e le macchine della polizia, ci hanno fatto perdere tantissimo tempo. Arriviamo prima in un ospedale, le urla di mia figlia continuavano a raggiungere decibel stratosferici. Qui non sanno trattare il caso, mettono Chiara a contatto con gente che vomitava; tutte condizioni sbagliate per un ustionato. Lo sanno tutti, tranne che in ospedale.
La portano in Terapia Intensiva Pediatrica (TIP)
Cristina, la dottoressa dell’ambulanza prende la decisione di portarla via. Mai scelta fu più giusta. Arriviamo al Policlinico Gemelli, portano mia figlia in Terapia Intesiva Pediatrica.
Il nome di questo reparto non mi suonava cosi male come mi suonava, invece, “rianimazione”. Era la stessa cosa ma io, mamma da soli due mesi, non volevo sentir dire che mia figlia veniva rianimata.
I suoi lunghissimi capelli neri vengono tagliati a zero. Dio, sembrava una neonata rubata ad una culletta di un’altra mamma. Quella non era la mia frugolina! E quella bambina totalmente bruciata dal collo in giù non mi apparteneva. Ma guardo i suoi occhietti chiusi, la sua bocca gonfia, le orecchiette bruttine. Era sempre lei, la mia bambina. Non mollo, andiamo avanti tra momenti di disperazione e momenti di sconforto. Chiara supera brillantemente due trapianti di pelle. E’ viva (anzi Evviva!), ce la fa. Quel piccolo essere di 5 kg è più forte di tutti ed esce dalla terapia intensiva dopo un mese di ricovero. Non è più in pericolo di vita. Fuori, dal cielo grigio, fa capolino un raggio di sole che colpisce la sua barella dopo 30 giorni di rianimazione.
Grazie ad Atip non mi sono sentita sola
Ma fuori da quella stanza mi sentivo vuota e triste, sentivo la mancanza della tip. Ma come si può sentire la mancanza di un posto che ti ha levato il sonno? Grazie all’Atip – Associazione amici della Terapia Intensiva del Gemelli, ho trovato una famiglia pronta ad aiutarmi, a darmi una parola di conforto, a tendermi la mano. Come avrei fatto senza Claudia Vitale? Sono passati sei anni e ancora la sento accanto e vicina. Le sarò sempre grata perchè quando pensavo di sprofondare lei mi ha permesso di non farlo. Ma non solo lei. Tante persone meravigliose dell’atip mi hanno consolata e amata, al loro ricordo ancora mi emoziono. Li porterò sempre nel cuore e faranno sempre parte della nostra vita.
Maria Tridico mamma di Chiara
TESTIMONIANZE

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